Gli anni ’70 sono stati a tutti gli effetti un decennio a “tinte forti” sia nel bene che nel male, parlare degli anni ’70 però significa necessariamente fare prima un passo indietro, questo perché quegli anni sono legati a doppio filo al decennio che li ha preceduti ovvero “i favolosi anni ’60”.
Gli anni ’60 sono, a livello di immaginario collettivo, gli anni del boom economico, delle nuove libertà, della beat generation, della musica pop e più in generale di un grande rinnovamento generazionale che ha lasciato un segno indelebile in tutte le generazioni successive. Gli anni sessanta però sono come divisi a metà, nella prima parte del decennio infatti l’Italia, e quindi anche Roma, gode ancora dei benefici del boom che favorisce il progresso economico e tecnologico, mentre la seconda parte, dove si cominciano ad avvertire i primi segni di crisi, si caratterizza soprattutto per quello straordinario fenomeno socio-culturale, formato per lo più da studenti e operai, che va sotto il nome di “movimento del sessantotto”.
E’ proprio da qui infatti che molti storici fanno partire gli “anni ’70” ossia da quella volontà diffusa soprattutto nel mondo giovanile, ma non solo, di voler costruire una società più giusta, pacifica, partecipe e democratica. Questi stessi ideali infatti porteranno tantissimi giovani e meno giovani ad invadere le piazze e le strade di tutte le grandi metropoli occidentali, Roma inclusa, un fenomeno genuino e positivo che ahimè ebbe anche un triste contraltare fatto di scontri di piazza, di lotta di classe e, nei casi più estremi, di terrorismo vero e proprio. Questi ultimi aspetti saranno talmente evidenti ed incisivi negli anni ’70 che finiranno inevitabilmente col caratterizzare un’intera epoca. Vediamo ora, in pillole, alcuni fatti ed avvenimenti che hanno maggiormente contraddistinto questo particolare periodo storico.
Lo Statuto dei Lavoratori: arriva il “famigerato” articolo 18.
Il 20 maggio 1970 il Parlamento Italiano approva quello che passerà alla storia come lo “Statuto dei Lavoratori“, un’insieme di norme in tema di “diritto del lavoro” che introducono importanti novità a tutela del lavoratore tra cui nuove regole in merito alle rappresentanze sindacali, al collocamento e ai rapporti tra il lavoratore e il datore di lavoro. Tra queste norme la più famosa (amata o odiata a seconda dei punti di vista) è senza dubbio l’articolo 18, una disposizione che prevede l’obbligo di reintegro sul posto di lavoro del dipendente licenziato senza giusta causa.
Austerity e domeniche a piedi: la capitale si tinge di verde!
Nell’autunno del 1973 l’OPEC, l’organizzazione dei paesi esportatori di petrolio, alza il prezzo del greggio provocando una crisi energetica pesantissima in tutti i paesi occidentali. Molti governi, tra cui quello italiano, furono costretti ad emanare disposizioni volte al drastico contenimento del consumo energetico, una serie di ordinanze che diedero vita alla cosiddetta “austerity“. Tra le varie norme introdotte la più famosa è senza dubbio quella che prevede il divieto assoluto di circolazione nei giorni festivi dei mezzi privati che darà il via alle famose “domeniche a piedi“. Per oltre un anno infatti, a Roma come nelle altre città d’Italia, la domenica vedrà piazze e strade riempirsi di pedoni, uomini e donne in bicicletta, ragazzi e ragazze sui pattini!
Referendum sul divorzio del 1974: Roma vota NO!
Anche i romani, come del resto la maggioranza della popolazione italiana, al referendum sul divorzio del 12 e 13 maggio del 1974 votarono NO. Il referendum, come è noto, chiedeva ai cittadini se volessero o meno abrogare la legge che disciplinava lo scioglimento del vincolo del matrimonio, normativa chiamata “legge Fortuna-Baslini” dal nome dei primi firmatari in sede parlamentare. Entrata in vigore quattro anni prima la legge aveva introdotto il divorzio in Italia causando controversie e opposizioni in particolar modo nel mondo cattolico, questo sulla base del fatto che la dottrina cattolica sanciva l’indissolubilità del vincolo matrimoniale. Gli anti-divorzisti dal canto loro, rovesciarono la tesi dei cattolici affermando che il matrimonio è un istituto di diritto naturale e non un sacramento.
Aria di riforme: parità tra coniugi e abbassamento della maggiore età da 21 a 18 anni.
Tra il mese di marzo e il mese di maggio del 1975 il parlamento italiano approvò una serie di importanti riforme che andranno ad incidere non poco sulla vita della gente. Tra le modifiche sostanziali apportate nella “Riforma del diritto di famiglia” del 1975 ci sono:
- il passaggio dalla potestà del marito alla potestà condivisa dei coniugi;
- l’eguaglianza tra coniugi (si passa dalla potestà maritale all’eguaglianza tra marito e moglie);
- Il regime patrimoniale della famiglia (separazione dei beni o comunione legale);
- la revisione delle norme sulla separazione personale dei coniugi (dalla separazione per colpa alla separazione per intollerabilità della prosecuzione della convivenza).
Oltre a queste norme viene anche sancito l’abbassamento dell’acquisizione della maggiore età che passa dai 21 ai 18 anni compiuti.
Referendum sull’Aborto del 1978: Roma vota a favore della Legge 194.
Fino a metà degli anni ’70 in Italia abortire era ancora un reato e comportava molti rischi per la la salute della madre oltreché possibili conseguenze legali, basti pensare del resto che l’articolo 546 della legge allora in vigore puniva con la reclusione da due a cinque anni chi causava un aborto ad una donna consenziente, mentre l’articolo 547, sempre della stessa normativa, infliggeva da uno a quattro anni a quella donna che si procurava un aborto di sua iniziativa. Il referendum sull’aborto ci fu il 7 maggio del 1978 e anche a Roma prevalsero, almeno rispetto il quesito referendario inerente la “interruzione volontaria di gravidanza”, i voti a favore. Il risultato fu l’introduzione della legge 194 del 22 maggio 1978 che riconobbe alla donna il diritto ad interrompere, gratuitamente e nelle strutture pubbliche, la gravidanza indesiderata.
Giulio Carlo Argan sindaco di Roma: un intellettuale doc alla guida del Campidoglio.
Giulio Carlo Argan è stato un influente critico e storico dell’arte (suo il famoso sussidiario per la scuola secondaria, Storia dell’Arte Italiana) prestato alla politica, fu infatti eletto nel 1976 sindaco di Roma come indipendente nelle liste del PCI. Fu il primo sindaco non democristiano della Roma repubblicana e il suo governo si concluse tre anni più tardi, nel 1979, ufficialmente a causa della salute precaria dello stesso Argan. Durante il suo mandato, in un’epoca molto difficile per la città di Roma colpita dal terrorismo e da profonde tensioni sociali, Giulio Carlo Argan seppe comunque mettere mano ad una serie di lodevoli iniziative improntate soprattutto alla difesa del patrimonio artistico della città e alla salvaguardia dell’ambiente. Argan successe a Clelio Darida che governò la capitale dal 1969 al 1976 e fu rimpiazzato da Luigi Petroselli che rimase al timone della città fino alla prematura scomparsa avvenuta il 7 ottobre del 1981.
L’Estate Romana di Renato Nicolini: quanto sei bella Roma a prima sera!
Renato Nicolini è stato un architetto, politico e drammaturgo italiano, divenuto noto, in Italia ma anche all’estero, per una iniziativa che tutt’ora, quarant’anni dopo, riscuote sempre un grande successo, l’Estate Romana. La manifestazione, organizzata dallo stesso Nicolini tra il 1976 e il 1985 nelle veste di assessore alla Cultura del Comune di Roma (giunte di sinistra di Giulio Carlo Argan, Luigi Petroselli e Ugo Vetere), ebbe un enorme successo sin dalla sua prima edizione del 1977. Del resto l’idea di fondo dell’iniziativa era al tempo stesso semplice e vincente, allestire eventi cinematografici, teatrali e musicali all’interno di una cornice suggestiva e straordinaria come quella del centro storico di Roma. Il clamore dell’Estate Romana fu tale, anche fuori dalla città, che la sua formula è stata ripresa nel corso del tempo da diverse altre città italiane e non solo italiane.
Se sbaglio, mi corrigerete! Karol Wojtyla sale al Soglio di Pietro e diventa Papa Giovanni Paolo II..
Il 16 ottobre 1978 viene eletto pontefice della Chiesa Cattolica e vescovo di Roma un uomo destinato a cambiare il corso della storia, parliamo ovviamente di Papa Giovanni Paolo II che si presentò ad una Piazza San Pietro gremita di fedeli con l’ormai celebre frase “Se sbaglio, mi corrigerete“. Primo papa non italiano dopo quasi cinque secoli, si chiamava infatti Karol Józef Wojtyla, Giovanni Paolo II diede vita ad un pontificato tra i più longevi della storia. Sin da subito intraprese una vigorosa azione politica e diplomatica in chiave anti-comunista motivo per cui è considerato uno degli artefici del crollo dei sistemi del socialismo reale concretizzatosi circa dieci anni dopo la sua elezione. In realtà Giovanni Paolo II o Papa Wojtyla come amava chiamarlo la gente stigmatizzò non solo il comunismo ma anche capitalismo e consumismo, ritenendoli entrambi antitetici rispetto una società più equa e solidale. Conservatore su diversi fronti (eutanasia, aborto, sessualità ecc.) fece un enorme lavoro con oltre 100 viaggi in tutto il mondo nel segno dell’ecumenismo, uno dei piatti forti del suo pontificato.
Sandro Pertini Presidente della Repubblica: sale al colle il “Presidente più amato dagli italiani”.
Con una delle più larghe maggioranze mai registrate in una votazione presidenziale (832 voti su 995) l’8 luglio 1978 viene eletto settimo Presidente della Repubblica Italiana il socialista Sandro Pertini. Ex partigiano ed antifascista, attività queste che in gioventù gli costarono il carcere e la tortura, Sandro Pertini è stata una tra le maggiori personalità politiche del dopoguerra. Custode di valori universali come libertà e giustizia sociale, sua la massima “Non vi può essere vera libertà senza giustizia sociale, come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà” Sandro Pertini era apprezzato anche dai suoi avversari politici, basti pensare ciò che scrisse di lui un giornalista di “destra” come Indro Montanelli “Non è necessario essere socialisti per amare Pertini. Qualunque cosa egli dica o faccia, odora di pulizia, di lealtà e di sincerità.” Il suo mandato presidenziale fu caratterizzato da una forte impronta personale che gli valse una notevole popolarità tanto da essere ricordato come il “Presidente più amato dagli italiani”.
Il Movimento del 77 a Roma: occupazione delle case sfitte, esproprio proletario e auto riduzione.
Nato principalmente nell’area dei gruppi della sinistra extraparlamentare, romana e italiana in genere, il Movimento del ’77 è abbastanza inedito rispetto ad altri movimenti giovanili che lo hanno preceduto, ivi compreso quello del sessantotto. I “settantasettini” infatti, a differenza dei loro fratelli maggiori, oltre a contestare il sistema dei partiti e i sindacati, inclusa la CGIL di Luciano Lama, proponevano un modello d’azione diretta dove il cambiamento doveva avvenire subito, le pratiche per ottenere questo cambiamento spaziavano dagli “espropri proletari” nei supermercati alla occupazione di case sfitte o abbandonate fino all’auto riduzione di una serie di servizi, dai biglietti del cinema alle bollette del gas. Alle manifestazioni fatte da studenti cosi come da appartenenti alle classi più emarginate provenienti dalle periferie delle grandi città si univano, purtroppo e sempre più spesso, gruppi armati dell’area autonoma pronti allo scontro frontale con le forze dell’ordine oppure con i gruppi antagonisti dell’estrema destra.
Fricchettoni del ’77: più case meno chiese, più prati meno preti!
Nato a cavallo tra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70 nei paesi anglosassoni sulla scia del “vecchio” movimento hippie, quello dei “freak” o degli “indiani metrpolitani” è stato un fenomeno che si è diffuso rapidamente anche qui in Italia. I freak, italianizzati col neologismo fricchettoni, inizialmente si amalgamarono attorno al mondo del rock e della controcultura in genere, contestavano il consumismo, la crescente industrializzazione, la logica del profitto e i valori borghesi. Insomma quello dei fricchettoni era, almeno inizialmente, un movimento spontaneo che ruotava intorno alla cultura underground e ai suoi miti, beat generation e star del rock in testa. Col tempo però i fricchettoni furono come assorbiti dal Movimento del ’77 che, politicizzando tutta la cultura alternativa dell’epoca, trasformò i nostri “indiani metropolitani” nella cosiddetta “ala creativa” delle nuove autonomie di estrema sinistra di quegli anni.
Femministe a Roma negli anni ’70: Tremate Tremate le streghe son tornate!
Tra gli anni ’70 e ’80 a Roma, cosi come in diverse città italiane, si formarono una serie di gruppi femministi con un forte radicamento a livello territoriale. Nei vari quartieri della città infatti, dal centro alla periferia, nacquero collettivi, redazioni di giornali, associazioni culturali, consultori autogestiti, gruppi teatrali e librerie che avevano come fil rouge la condizione della donna in una società dai tratti ancora fortemente maschilisti e patriarcali. In pochi anni videro la luce in città il Collettivo Femminista Magliana piuttosto che quello Appio Tuscolano, il Collettivo Femminista Testaccio piuttosto che quello di Casal Bruciato. I collettivi femministi per lo più si formarono nelle aree di residenza del proletariato urbano promossi da giovani donne, in buona parte studentesse universitarie militanti di sinistra. Il contesto storico-sociale che favorì, in quegli anni, l’avvento del Femminismo in Italia fu, da un lato, il clima diffuso di ribellione in senso anti-autoritario di un’intera generazione di giovani, mentre dall’altro pesarono battaglie fondamentali come quella sul divorzio, nel 1974 infatti gli italiani respinsero il referendum abrogativo della legge sul divorzio, e quella per il riconoscimento del diritto all’aborto che portò alla legge 194 del 22 maggio 1978 sull’interruzione volontaria della gravidanza.
Droga a Roma negli anni ’70: l’eroina inghiotte una intera generazione di giovani!
A metà degli anni ’70 il consumo di droga nella capitale, così come nelle altre grandi città italiane, subisce un’impennata, è infatti tra il 1974 e il 1975 che l’eroina, un potente derivato della morfina, si impone sul mercato italiano delle sostanze illegali. Dapprima espressione di una cultura antagonista, inizialmente infatti l’eroina era consumata soprattutto dai giovani “alternativi”, nel giro di pochi anni la “polvere bianca” diventa di uso comune in ampi strati della popolazione coinvolgendo anche le classi sociali più emarginate. Fonte di enormi guadagni per la criminalità organizzata l’eroina ha rappresentato, ancor più della cocaina (considerata all’epoca una droga per ricchi), un vero dramma sociale fatto di morti per overdose, criminalità, tossicodipendenza e siringhe sparse in ogni angolo di strada.