AUTO & MOTO ANNI ’70

Negli anni ’70 a Roma, cosi come nel resto del paese, tutta una serie di fatti interni, a cominciare dall’avvento del terrorismo su larga scala, ed internazionali, come la crisi energetica del 1973, danno il via ad un decennio di incertezza politica ed economica che si farà sentire non poco anche nel mondo dell’industria automobilistica. Le auto prodotte in quegli anni comunque, caratterizzate da linee affilate e cromature lucide, erano modelli di buona fattura tanto da essere oggi, in alcuni casi, ambiti oggetti da collezione.. vediamo alcune tra le automobili, cicli e motocicli, più diffusi in città in quella decade.


Alfa Romeo Alfasud: la macchina di casa Alfa Romeo più venduta di sempre!

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La Alfasud è un’autovettura firmata dalla storica casa automobilistica Alfa Romeo, marchio noto a livello internazionale per la produzione di auto dal carattere sportivo. La Alfa Romeo Alfasud è stata prodotta ininterrottamente tra il 1972 e il 1984 e si tratta della prima vettura ad essere stata assemblata nello storico stabilimento di Pomigliano d’Arco. La versione coupé, chiamata “Alfasud Sprint“, fu invece prodotta tra il 1976 e il 1989. L’Alfasud ad oggi è il modello più venduto nella storia del marchio Alfa Romeo con oltre un milione di esemplari distribuiti sia in Italia che all’estero.


Alfa Romeo Alfetta: la berlina dal carattere grintoso e dal design innovativo.. un must anni ’70!

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La Alfetta è una berlina dal carattere sportivo di fascia medio-alta prodotta, tra il 1972 e il 1984, nel più grande stabilimento della Alfa Romeo, quello di Arese (Milano). La Alfa Romeo Alfetta è stata probabilmente uno dei modelli di Alfa Romeo più innovativi del dopoguerra, infatti, pur rientrando nei canoni tipici del marchio, rappresentava una forte innovazione rispetto i modelli del passato. La sua linea, sobria e squadrata, caratterizzata dal frontale tipicamente Alfa Romeo con i doppi fari tondi in cornici cromate e lo scudetto in posizione centrale, avrebbe ispirato a lungo l’evoluzione della gamma e segnato un punto di svolta nello stile dell’importante marchio automobilistico.


Alfa Romeo Giulia: la regina dei “poliziotteschi all’italiana” amata dai giovani nella sua versione sprint..

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La Alfa Romeo Giulia, chiamata impropriamente “Giulietta” (in realtà la Giulietta originale era un vecchio modello sempre Alfa Romeo), è un’autovettura prodotta dalla casa automobilistica milanese tra il 1962 e il 1977. Complessivamente, in quindici anni di produzione ininterrotta, sono usciti dalle fabbriche Alfa Romeo circa un milione di esemplari di “Giulia” suddivisi in differenti tipologie: berline, coupé, spider e cabriolet. La Giulia più nota è sicuramente la versione “berlina” che, tra l’altro, era anche in forza al corpo dei carabinieri, mentre l’esemplare di Giulia più amato dai giovani dell’epoca era probabilmente il modello “sprint”, la Alfa Romeo Giulia GT, una macchina dalla linea affusolata e dalla verve sportiva che si è vista sfrecciare per le strade della capitale lungo tutti gli anni ’70 e inizio ’80.


Autobianchi A112: la piccola e accattivante citycar nata per rivaleggiare con le mini..

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La A112 è una citycar prodotta dalla Autobianchi tra il 1969 e il 1986. In realtà la sua genesi ha a che fare con lo straordinario successo di mercato che stava ottenendo in tutta Italia, a metà degli anni ’60, la Mini di casa Innocenti. Fu in quegli stessi anni infatti che l’ingegnere Dante Giacosa, uno dei guru del design italiano, progettò per Fiat e la controllata Autobianchi, un tipo di automobile in grado di rivaleggiare con la Mini Minor. Nasce così la Autobianchi A112, una piccola vettura dall’aspetto accattivante e dotata della “moderna” trazione anteriore. Il successo di vendite fu tale che, nonostante i continui ampliamenti delle linee di montaggio, per alcuni anni la produzione della nuova A112 non riuscì a soddisfare una domanda in costante crescita, costringendo gli acquirenti del modello a snervanti attese anche oltre l’anno.


BMW Turbo: la potenza e l’aggressività delle nuove BMW fa sognare gli amanti delle berline sportive!

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Nella seconda metà degli anni ’60 la casa automobilistica tedesca BMW pensa ad un modello di vettura con caratteristiche sportive e dal design moderno, nasce così la BMW Serie 02, una famiglia di automobili di fascia medio-alta che rimase in produzione fino al 1977. La carrozzeria della Serie 02 si caratterizzava per la configurazione “tre volumi a due porte”, soluzione in voga nei paesi del Nord Europa ma meno apprezzata in Italia e più in generale nei paesi latini. Nel 1972 però accadde qualcosa, nasce infatti la BMW 2002 Turbo, il fiore all’occhiello della casa tedesca, un’auto in grado di sfoderare una potenza di 280 cavalli, raggiungere una velocità di 211 km/h con una accelerazione da 0 a 100 km/h in soli 7 secondi. Insomma un vero e proprio sogno per gli amanti delle auto potenti ed aggressive anche se, complice la crisi petrolifera di quegli stessi anni e il prezzo di listino non proprio accessibile, l’auto ebbe vita breve.


Citroën CX: l’ammiraglia francese dalla aerodinamica perfetta ma scomoda da parcheggiare!

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La Citroën CX è un’autovettura prodotta dalla Citroën che ebbe fin dal suo esordio, nel 1974, i riflettori puntati addosso di tutta la stampa internazionale, basti pensare che alla sua prima uscita pubblica erano presenti oltre quattrocento giornalisti provenienti da tutta Europa e che, un anno più tardi, fu eletta “auto dell’anno”. Un interesse che si tramutò in successo di mercato anche qui in Italia, non era affatto raro del resto imbattersi nelle strade della capitale, cosi come in quelle delle altre città italiane, nella nuova ammiraglia francese dalle marcate performance aerodinamiche. La caratteristica principale della Citroën CX infatti era proprio il cosiddetto “coefficiente di penetrazione aerodinamica”, noto con la sigla Cx (da qui il nome dell’auto), un valore in cui questo modello di vettura eccelleva grazie soprattutto alla particolare carrozzeria fusiforme a due volumi molto allungati.


Citroen Dyane: l’utilitaria francese dalla linea magra ed elegante e il tettuccio apribile..

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Presentata al Salone di Parigi nel 1967 e prodotta fino al 1984 la Citroën Dyane è la diretta discendente di una delle utilitarie francesi più popolari di sempre, la Citroën 2 CV o Citroën due cavalli. La nuova auto infatti nasce per prendere il posto della 2 CV conservandone però tutta una serie di caratteristiche come il corpo vettura molto rialzato, le ruote posteriori carenate e il cambio sulla plancia. Tra i particolari che contraddistinguono la Citroën Dyane rispetto ad altre vetture simili (Citroën 2 CV, Renault 4 ecc.) c’è sicuramente la spiccata nervatura laterale che parte dal parafango anteriore, taglia le portiere all’altezza delle maniglie per concludersi nel parafango posteriore. Sotto tale nervatura il disegno delle portiere assume un particolare andamento concavo caratteristico di tutta la produzione Dyane, in realtà non si trattò di un vezzo stilistico, bensì di un valido espediente per ridurre la rumorosità all’interno dell’abitacolo.


Citroën Ds: un grande “ferro da stiro” munito di ruote si aggira per la città.. è il mitico Pallas!

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Uscita dagli stabilimenti francesi della Citroën dal 1955 al 1975, la Citroën DS (conosciuta anche come Citroën Pallas) è un’autovettura celebrata ancora oggi da molti appassionati d’auto in tutto il mondo. A renderla così “particolare” è sicuramente il suo design dalla silhouette allungata, con linee tese all’indietro, la coda corta e le ruote posteriori carenate. La vettura sembra come rannicchiata sul retrotreno, pronta a scattare in avanti, la carrozzeria infatti fu progettata principalmente per inseguire il miglior coefficiente di penetrazione aerodinamica possibile. Nonostante siano passati molti anni dalla loro uscita di scena, queste vetture continuano ad esercitare un indubbio fascino, basti pensare che la stampa specializzata ha, proprio di recente, riconosciuto la Citroën DS come una delle vetture più influenti nell’evoluzione tecnico-stilistica di tutta la storia dell’automobile.


Fiat 500: un gioiellino senza tempo simbolo del “made in Italy” nel mondo.. il Cinquino!

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Prodotta ininterrottamente per quasi vent’anni, dal 1957 al 1975, dagli stabilimenti Fiat di mezza Europa, la Fiat 500 nasce per volontà dell’allora Presidente della casa torinese, Vittorio Valletta, il quale, siamo ormai nella seconda metà degli anni ’50 e quindi in pieno boom economico, capisce che erano ormai maturi i tempi per invadere il mercato con un’automobile “super-utilitaria” che avesse bassi costi di acquisto e manutenzione. Nasce così uno dei modelli Fiat più popolari ed economici di sempre, il prezzo delle prime serie infatti era di  490.000 lire, pari a circa tredici stipendi di un operaio. Disegnata da Dante Giacosa in realtà la Fiat Nuova 500 ha una genesi che in pochi conoscono, ad ispirarla infatti fu un certo Hans Peter Bauhof, giovane impiegato tedesco della Deutsche-Fiat che, nel ’53, inviò alla casa di Torino i disegni di una micro-vettura a due posti che si rifaceva nelle forme al celebre Maggiolino. Quando Giacosa esaminò il progetto di Bauhof lo bocciò quasi per intero, salvo alcuni aspetti della carrozzeria il cui schema tecnico risultava perfetto per ottenere un basso costo di produzione..


Fiat 126: la piccola utilitaria nata per sostituire la 500 e ultimo modello Fiat con il motore posteriore..

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La Fiat 126 nacque inizialmente per prendere il posto della fortunatissima Fiat 500 che ormai iniziava a sentire su di se tutto il peso degli anni. Prodotta tra il 1972 e il 2000, in realtà la Fiat 126 fu commercializzata in diversi paesi dell’Europa occidentale solo fino al 1991, i restanti anni infatti, fino cioè al 2000, servivano ad andare incontro al clamoroso successo che la 126 godette in Polonia (con oltre tre milioni di esemplari venduti) divenendo, di fatto, l’auto più popolare in assoluto di quel paese negli anni del passaggio dal comunismo all’economia di mercato. In Italia in realtà la Fiat 126 fu prodotta in circa un milione e mezzo di esemplari lungo tutti gli anni ’70 (la produzione vera e propria negli stabilimenti Fiat italiani terminò nel ’79), ed ebbe successo soprattutto nelle grandi città, Roma in testa, tra il pubblico femminile e come seconda auto. La Fiat 126 è stato l’ultimo modello di Fiat ad avere il vano motore posteriore.


Fiat 127 ovvero la tre porte nata per sostituire sul mercato l’ormai “impresentabile” Fiat 850..

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La Fiat 127 venne lanciata sul mercato italiano a partire dal 1971 e resistette fino alla prima metà degli anni ’80. Il modello nacque inizialmente per sostituire la Fiat 850 che risultava ormai “improponibile” tanto era obsoleta. Rispetto alla vettura che l’aveva preceduta infatti la Fiat 127 rappresentava un bel passo in avanti, il motore era anteriore anziché posteriore, la trazione era anch’essa sulle ruote anteriori (prima era posteriore) così come completamente rivisitato e più in linea con il gusto degli automobilisti degli anni ’70 appariva il design dell’auto nel suo insieme. A fine produzione si stima che le Fiat 127 vendute, in Italia e all’estero, siano state all’incirca quattro milioni e mezzo di esemplari.


Fiat 128: una innovativa Fiat che ha fatto scuola con la sua trazione anteriore in stile Giacosa..

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Progettata da Dante Giacosa (padre di buona parte dei modelli Fiat fino ai primi anni settanta) e lanciata sul mercato nell’aprile del 1969, la Fiat 128 è stata la prima vettura di serie con marchio Fiat a trazione anteriore. In quegli anni infatti, a differenza di altri paesi europei, il “tutto avanti” era una soluzione in Italia poco adottata, ad utilizzarla era solo Lancia su modelli come Flavia e Fulvia. La Fiat 128 si impose subito all’attenzione della stampa specializzata dell’epoca per l’approccio innovativo con cui affrontò la questione della “trazione anteriore”, il gruppo motore infatti era montato, a differenza di tutte le altre auto a trazione anteriore allora circolanti, in posizione trasversale, in modo da consentire un ottimale sfruttamento dello spazio nell’abitacolo. Questo particolare schema, tutt’oggi adottato da tutti i costruttori sulle piccole-medie trazioni anteriori, è chiamato non a caso “disposizione Giacosa”.


Ford Fiesta: l’utilitaria statunitense chiamata cosi per rendere omaggio alla Spagna..

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Giunta ormai alla sesta generazione la Ford Fiesta è stata una delle utilitarie più di successo per interi decenni in tutta Europa. Il progetto iniziale fu avviato nel 1969 quando il presidente della Ford DivisionLee Iacocca, decise di realizzare una vettura compatta, leggera e dai consumi ridotti per contrastare la neonata Fiat 128 e l’imminente lancio della Fiat 127 e della Renault 5 che rischiavano di sottrarre significative quote sul mercato europeo alla casa statunitense. La Ford decise di spostare buona parte della produzione della Fiesta negli stabilimenti di Valencia in Spagna avvalendosi, tra l’altro, dell’appoggio del nuovo sovrano di quel paese, Re Juan Carlos. Il nome “Fiesta” infatti fu scelto direttamente da Henry Ford II in quanto, oltre ad essere una parola allegra e dinamica, omaggiava la nuova alleanza tra Ford e il paese iberico.


Lancia Fulvia coupé: la vivace sportiva di casa Lancia campione del mondo di Rally..

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Disegnata da Piero Castagnero e prodotta tra il 1963 e il 1976 negli stabilimenti di Chivasso in provincia di Torino, la Lancia Fulvia, almeno inizialmente, aveva due tipi di carrozzeria, berlina a quattro porte e coupé. La berlina in realtà non ebbe mai un grande successo tanto è vero che uscì di scena già nel 1972. Sorte ben diversa invece per la spigliatissima Lancia Fulvia coupé che divenne in poco tempo un grande successo commerciale, non era affatto raro infatti, soprattutto a metà degli anni settanta, imbattersi tra le strade cittadine, incluse ovviamente quelle romane, nella piccola e scattante sportiva di casa Lancia. C’è anche da dire che la Lancia Fulvia coupé godette di grande popolarità anche sulla scia delle numerose vittorie nelle gare di rally culminate con la conquista, nel 1972, del Campionato Internazionale Rally (antesignano dell’attuale Campionato del Mondo Rally).


Mini Cooper: la spigliatissima citycar nata in Inghilterra e amata soprattutto dai giovani e dalle donne..

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La Mini è una piccola citycar di grande successo internazionale che è stata prodotta a partire dal 1959 inizialmente sotto il marchio “British Motor Corporation” per poi essere realizzata, su licenza, da diverse altre case automobilistiche sia inglesi (come la Austin-Morris) che non. A Roma, cosi come nel resto del paese, negli anni ’70 la Mini più diffusa era probabilmente quella di fabbricazione italiana, ovvero la Mini prodotta dalla Innocenti di Lambrate tra il 1965 ed il 1975. La “Innocenti Mini” rispetto ai modelli originali inglesi presentava non poche differenze, le Innocenti infatti avevano interni più accessoriati e più curati sotto l’aspetto delle rifiniture cosi come diverse erano anche alcune delle componenti della carrozzeria come ad esempio le cornici dei fari, la calandra e la foggia del baule posteriore, modificato per ospitare le tipiche targhe quadrate in uso all’epoca su tutte le automobili italiane.


Renault 4: la fortunata francesina con una caratteristica su tutte.. l’elisir di lunga vita!

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Prodotta per oltre trent’anni e venduta in mezzo mondo per un totale di oltre otto milioni di esemplari la Renault 4, chiamata spesso semplicemente R4, è una di quelle auto “eternamente giovani” tanto  è vero che, dalla sua prima apparizione nel 1961 fino alla sua uscita di scena nel 1993, non ha mai cambiato la sua carrozzeria se non per alcuni dettagli. Ma quale è stato l’elisir di lunga vita che ha permesso a quest’auto di farsi vendere per oltre trent’anni pur rimanendo più o meno sempre la stessa? Tra le caratteristiche della Renault 4 che, probabilmente, ne hanno decretato il successo nel tempo ci sono innanzitutto i bassi costi di produzione (e quindi del relativo prezzo di vendita), ma anche la grande praticità di utilizzo che la rendeva ideale per il tempo libero, l’elevata abitabilità interna (più che buona per quattro persone), il vano bagagli con l’ampio portellone posteriore e non ultime sospensioni ed affidabilità. Insomma una vettura pratica, economica e con forte personalità..


Volkswagen Golf: l’auto simbolo di casa Volkswagen e regina di vendite in Europa per 13 anni di fila..

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Presentata nella primavera del 1974 la Volkswagen Golf è, se vogliamo, un po’ il simbolo dell’importante casa automobilistica tedesca. Commercializzata sin dal suo debutto in diverse varianti, berlina a tre e cinque porte, cabriolet, e poco tempo dopo anche in versione pick-up, la Volkswagen Golf è stata per tredici anni consecutivi l’autovettura più venduta d’Europa, scettro che le fu tolto solo nel 1994 dalla Fiat Punto. La prima serie, prodotta tra il 1974 e il 1983, fu fatta su disegno di Giorgetto Giugiaro ed ebbe subito successo, tanto è vero che oltre che in Italia ed Europa fu commercializzata in Nordamerica con il nome “Rabbit” e in America Latina con il nome “Caribe”. La Golf ha anche una versione sportiva, denominata Golf GTI (acronimo di Gran Turismo Iniezione), contraddistinta dalla presenza di griglie a nido d’ape e listelli di colore rosso sulla calandra. Il progetto della Volkswagen Golf GTI risale al 1973 e porta la firma dell’ingegner Alfons Lowemberg del reparto ricerca e sviluppo della Volkswagen, anche se, l’auto vera e propria, fu commercializzata solo a partire dal 1976.


Volkswagen Maggiolino: l’automobile più longeva al mondo concepita sulle linee guida di Adolf Hitler..

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La Volkswagen Typ 1 meglio nota come Maggiolino o Maggiolone è l’auto più longeva di sempre, tanto è vero che, nelle sue diverse varianti, è stata prodotta ininterrottamente per sessantacinque anni, dal 1938 al 2003, ed è anche uno dei modelli Volkswagen più venduti al mondo, superata solo dalla Golf. Per la sua diffusione planetaria è uno dei primi esempi di “world car” al punto che, nel ’99, è stata nominata tra le cinque automobili più influenti del XX secolo. La sua produzione ebbe inizio su impulso di Adolf Hitler il quale era convinto che l’automobile non dovesse essere un privilegio per pochi (all’epoca le auto avevano prezzi inaccessibili ai più). Il progetto vincitore fu quello di un certo Ferdinand Porsche, fondatore dell’omonima casa automobilistica, e le linee guida di come questa nuova auto doveva essere furono fornite da Adolf Hitler stesso. Questa “auto per il popolo” doveva poter trasportare cinque persone o tre soldati e un mitragliatore, viaggiare oltre i 100 km/h consumando in media 7 litri per 100 km e non avere un prezzo superiore ai 1000 Reichsmark (lo stipendio medio di un operaio tedesco dell’epoca si aggirava intorno ai 130 Reichsmark al mese).


Caballero Fantic Motor: il “cinquantino” simile ad una moto vera e propria sogno di tutti i quattordicenni..

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Presentato per la prima volta al pubblico al “Salone del ciclo e motociclo” di Milano nel 1969 il Caballero è un famoso modello di motociclo da regolarità (oggi si direbbe da enduro) prodotto dalla Fantic Motor fino al 1981. Il successo del Caballero era dovuto probabilmente alla sua impostazione che si discostava non poco dai “cinquantini” (motocicli di 50cc) dell’epoca, il Caballero infatti era concepito come una moto da cross vera e propria con telaio alto da terra, parafanghi alti sulla ruota e dotato di un motore a due tempi prodotto dalla Motori Minarelli. Nel 1973 venne lanciato il modello di cilindrata superiore, il Caballero 125, che però non riuscì a bissare il successo della versione più piccola per via della concorrenza, KTM in testa, che all’epoca andava per la maggiore.


Ciao Piaggio: il ciclomotore che al bisogno si trasformava in bicicletta..

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Prodotto dalla Piaggio dal 1967 al 2006 il Ciao è uno dei ciclomotori (50cc) più popolari di sempre. I punti di forza del “motorino” sono sicuramente il suo peso irrisorio e di conseguenza i ridotti consumi di carburante (pari a circa 50 km/litro), una manutenzione semplificata, e poi tutta una serie di caratteristiche “accessorie” come la possibilità di essere impiegato anche come bicicletta, il gancio portaborsa, il portapacchi posteriore e l’antifurto di tipo bloccasterzo. Nel corso dei quasi quarant’anni di produzione il Ciao è rimasto, almeno dal punto di vista del design, pressoché lo stesso, le modifiche che si sono avvicendate nel tempo in realtà hanno riguardato soprattutto il propulsore e alcune componenti meccaniche. Con oltre tre milioni e mezzo di esemplari prodotti il Ciao è stato il ciclomotore italiano più venduto nel mondo..


Honda CB 750 Four: la bellissima quattro cilindri di casa Honda che ha fatto la storia delle moto di serie..

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La Honda CB 750 Four non è una motocicletta qualsiasi, questo modello infatti, prodotto dalla famosa casa giapponese dal 1969 al 1978, è considerato, non a caso, una vera e propria pietra miliare nel settore delle moto di serie. Quando fu introdotta nel mercato la Honda 750 Four montava infatti un performante motore a quattro tempi con quattro cilindri in linea, era caratterizzata da un design compatto e moderno (rispetto ovviamente i canoni dell’epoca), e soprattutto introduceva tutta una serie di caratteristiche che sarebbero state poi riprese anche dagli altri costruttori, dall’avviamento elettrico ad una strumentazione completa e funzionale fino ai freni a disco sulla ruota anteriore. Dal progetto originale (750cc di cilindrata) nacque nel 1971 anche una versione di cilindrata ridotta, la Honda CB 500 Four.


Vespa 50 special: lo “specialino” di casa Piaggio che i ragazzi amavano “mettere su ruota”..

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Esposta nei musei di mezzo mondo la Vespa di casa Piaggio è uno dei prodotti di design industriale più famosi di sempre nonché simbolo (insieme alla Fiat 500) del cosiddetto “made in Italy”. Negli anni ’70 ci fu un modello di Vespa che andò per la maggiore, parliamo della Vespa 50 special, una piccola cilindrata (50cc) destinata per lo più ad un pubblico di giovanissimi. Lo “specialino”, come venne ribattezzato dai ragazzi dell’epoca, fu prodotto in due serie, la prima delle due (1969-1974) costava 132.000 lire, presentava un cambio a tre rapporti e la scritta “Vespa” sullo scudo posizionata in senso obliquo, la seconda serie invece (1975-1983) costava 289.000 lire, aveva un cambio a quattro rapporti e le scritte orizzontali. La Vespa 50 special si differenziava dagli altri modelli di Vespa anche per il faro di forma quadrata e per il copri-sterzo dalla foggia originale chiamato dagli appassionati “Nasello”.