Gli “anni di piombo” sono uno tra i periodi storici più tormentati e violenti dell’Italia del dopoguerra, iniziano con la Strage di piazza Fontana avvenuta a Milano il 12 dicembre 1969, attraversano in blocco gli anni ’70 e si chiudono con la Strage di Bologna del 2 agosto 1980. A Roma, ad inaugurare questo particolare clima permeato dalla cosiddetta “stategia della tensione“, una teoria politica secondo la quale i fatti cruenti di questi anni avevano come fine la destabilizzazione del paese, sono probabilmente i duri scontri avvenuti fuori la facoltà di architettura di Valle Giulia il 1 marzo 1968 tra manifestanti universitari e forze di polizia. Nell’immaginario collettivo in realtà gli “anni di piombo” si associano alle “imprese” di tutta una serie di gruppi più o meno eversivi sia di estrema sinistra (Lotta Continua, Movimento studentesco, Autonomia Operaia, Prima Linea e Brigate rosse) che di estrema destra (Fronte della Gioventù, FUAN, Ordine nuovo, Avanguardia Nazionale e NAR). Simboli funerei di questi anni sono anche alcuni modelli di armi utilizzate dai violenti, dalla Hazet 36 (un tipo di chiave inglese) alla P38 (una pistola semi automatica), dalla Bomba Molotov (ordigno incendiario di tipo artigianale) alla mitraglietta Skorpion (una pistola mitragliatrice estremamente maneggevole).